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Scosse nei Campi Flegrei, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano: “La probabilità di un’eruzione è relativamente bassa”

Occhi nuovamente puntati sui Campi Flegrei e sul bradisismo dopo la forte scossa di terremoto avvertita nella serata di ieri fino ai quartieri di Napoli. La scossa di magnitudo 3.8 è la “più forte dal 2005 quando è ripresa l’attività bradisismica”, secondo Mauro Di Vito, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV.

Quest’ultimo, in un comunicato stampa a firma anche di Francesca Bianco e Carlo Doglioni, ha analizzato la situazione attuale, delineando le origini del bradisismo: “Dal 2005 a oggi è di nuovo in atto un lento sollevamento del suolo che a luglio 2023 ha raggiunto circa 111 centimetri nell’area del Rione Terra. In questi mesi il valore medio della velocità di sollevamento nell’area di massima deformazione è aumentato a circa 15±3 mm/mese“.

“L’area che si solleva è centrata sul Rione Terra o poco più a sud, e presenta una deformazione radiale, in rapida attenuazione verso la periferia della caldera, con una forma “a campana”. I valori di deformazione locale sono misurati attraverso una fitta rete GNSS e tiltmetrica, integrata con osservazioni satellitari. Dal 2005, e in particolare negli ultimi periodi, la forma della deformazione si è mantenuta simile, a testimonianza che il processo, e soprattutto la sorgente, non mostrano modifiche significative“, continuano gli esperti.

Quale sarebbe la causa delle continue scosse? Secondo l’Ingv le ragioni potrebbero essere due: “Gli ultimi sciami sismici dimostrano come il fenomeno non mostri cambiamenti sostanziali, seppure avvenga con pulsazioni che si ripetono nel tempo. La causa del sollevamento del suolo e quindi della sismicità può essere dovuta a una forte risalita di gas e una maggiore pressurizzazione del sistema idrotermale profondo: le rocce sono sottoposte a sforzo, si fratturano e generano terremoti“.

Mentre, “Un’altra possibilità è che si stiano iniettando nel sottosuolo delle piccole frazioni di magma alimentate dal sistema magmatico profondo, strutture cosiddette a sill, a circa 3-4 km di profondità. La sismicità è piuttosto concentrata nelle zone di massimo sollevamento e a una bassa profondità (fino a 3-4 km, raramente 5) per l’alta temperatura della crosta terrestre sotto i Campi Flegrei che fa sì che sotto quelle profondità le rocce si comportino solo in modo visco-plastico”.

Tuttavia i dati e l’analisi degli esperti è chiara e delineata ma anche rassicurante per i cittadini: “Attualmente la probabilità di una eruzione vulcanica è relativamente bassa, proprio perché non vi sono evidenze di risalita di magma verso la superficie. Inoltre, il volume crostale sollevato al momento è pari a dimensioni molto inferiori al km3: si pensi, come riferimento, che alcune eruzioni avvenute nel passato sono state precedute da sollevamenti del suolo rapidi e concentrati di qualche decina di metri“.

Conclude Mauro Di Vito: “I dati sismici, geochimici, le deformazioni del suolo, le variazioni termiche superficiali e in pozzo, le variazioni gravimetriche non forniscono, allo stato attuale, indicazioni che il magma stia risalendo verso la superficie. Tuttavia, il vulcano ha la sua inarrestabile naturale evoluzione e, prima o poi, tornerà a eruttare. L’attenzione dell’INGV-OV è massima nella raccolta, studio e interpretazione dei dati e ogni variazione viene e sarà sempre discussa e comunicata tempestivamente agli organi di Protezione Civile nei suoi vari livelli“.

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