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Appalto “truccato” al Rione Terra, Figliolia e l’escamotage per far vincere la gara a Musella

L’affaire Rione Terra di Pozzuoli tra appalti e corruzione ruota intorno al bando per trasformare l’antica rocca in un albergo diffuso da 185 posti letto. La concessione doveva essere affidata a un soggetto unico. 

“Con un singolare e sfrontato travisamento di ruoli e compiti, in questa fase si assisteva a una condotta del tutto inammissibile”, scrivono così i magistrati i quali sottolineano come sin da principio, sia stato lo stesso ex sindaco Figliolia a occuparsi di ricercare il partner internazionale da inserire nell’affare; ha incontrato i legali rappresentati per l’Italia, li ha ricevuti a Pozzuoli e li ha coinvolti personalmente, come possibili alleati per far vincere la gara.

“Sin da questa fase dà la misura della assoluta mancanza di serietà e di imparzialità della gara che ne sarebbe dovuta scaturire”. E inoltre: “Nel caso di specie, tuttavia, il proposito di Figliolia era palesemente quello di trovare non già dei possibili concorrenti per la concessione da bandire, quanto l’alleato della Cytec che, apportando il proprio know how e la garanzia del proprio prestigio, avesse consentito a quest’ultima di aggiudicarsi la gara”, fanno sapere i magistrati.

Dopo l’accordo tra l’imprenditore Salvatore Musella e Figliolia per far vincergli vincere la gara, l’ex sindaco e il collaboratore Angelo Tortora fornivano a Musella informazioni riservate sui requisiti per partecipare alla gara, richiesti nel bando, come riporta Inter-Napoli. In questo modo l’imprenditore ha avuto il vantaggio di prepararsi in anticipo prima che uscisse l’avviso del bando di gara pubblica.

Oddati, dirigente della Regione Campania, nel frattempo si occupava di far conoscere Musella a vertici nazionali del settore del turismo, con il coinvolgimento del Presidente dell’Enit, al quale Oddati presentava l’imprenditore. I due coinvolti nella vicenda erano alla ricerca di partner e di fornire l’offerta alla Cytec Srl direttamente interloquendo con il sindaco.

Giorgio Palmucci, ai tempi nominato componente della Commissione di valutazione delle offerte, comunicava a Musella le valutazioni di questa commissione in merito alle offerte presentate, in particolare mettendolo al corrente delle criticità riscontrate che rischiavano di far aggiudicare la gara a un altro concorrente. 

Potenziale “nemica” di Musella era la società Cultura e Natura s.r.l., valutata di un punteggio superiore rispetto allAti I.H. Malpensa S.r.l.-Cytec. A quel punto, era sorta la necessità di rimediare a questa situazione di squilibrio imprevista. Come?

Introducendo un sub procedimento del tutto arbitrario, non previsto nel bando di gara: Figliolia disponeva una nuova valutazione del Piano Economico Finanziario (P.E.F.) presentato dalla società partecipante alla gara che aveva avuto sino ad allora il punteggio più alto, la Cultura e Natura s.r.l.

Questa disamina, però, era stata sottratta alla commissione esaminatrice, che istituzionalmente doveva occuparsene. L’ex sindaco Figliolia affidava prima una valutazione a un tecnico di fiducia della stessa amministrazione comunale, che veniva contattato dal segretario comunale, su richiesta del sindaco, incaricato di far emergere i punti deboli del piano presentato dalla prima classificata.

Subito dopo veniva conferito l’incarico tecnico di revisione contabile a una società di consulenza intemazionale, la Deloitte, scelta proprio da Figliolia e Musella. Il compito era di valutare i Piani Economici Finanziari in questione e, proprio a causa dell’interlocuzione preliminare del concorrente Musella, era stata già commissionata di svalutare il piano allegato alla proposta della società Cultura e Natura s.r.l. (come riporta Inter-Napoli) in modo da poter invalidare la prima valutazione della commissione di gara. 

Infine sono emerse le chat intercettate tra il sindaco Figliolia e il segretario comunale Schiano di Colella, estraneo ai fatti, che fanno emergere la pressione dell’ex sindaco per far aggiudicare la gara a Musella, senza se e senza ma.

Il sindaco trattava il dirigente, presidente della commissione, in modo sgradevole e minaccioso, come se non fosse stato in grado di “neutralizzare” gli apprezzamenti che altri membri della commissione avevano rivolto all’offerta avversaria della Cultura e Natura s.r.l.

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