San Gennaro, dalla decapitazione a Pozzuoli al miracolo del sangue
Il 19 settembre si celebra San Gennaro, divenuto patrono della città di Napoli dopo averla salvata da pestilenze ed eruzioni del Vesuvio. Il Santo viene festeggiato calorosamente anche a Pozzuoli ma qual è il legame tra San Gennaro e la cittadina flegrea?
Della vita del Santo si sa effettivamente poco, probabilmente nacque a Benevento intorno al 272 e morì a Pozzuoli nel 302 o 305, dove fu decapitato per ordine delle autorità romane. Secondo il racconto tradizionale, il futuro santo si recò a Pozzuoli insieme ad altri due cristiani, il lettore Desiderio e il diacono Festo, per fare visita ai fedeli della cittadina.
Mentre erano in cammino vennero a sapere che Sossio, un suo amico e diacono di Miseno, nel Golfo di Pozzuoli, era stato arrestato per ordine di Dragonzio, massima autorità politica della Campania. Gennaro si recò in visita dal prigioniero, ma fu a sua volta arrestato e condannato a essere sbranato dai leoni.
Il supplizio fu però annullato per le proteste dei fedeli. Dragonzio, però, ordinò ugualmente la sua decapitazione. Secondo la tradizione, la condanna fu eseguita presso la Solfatara di Pozzuoli il 19 settembre, per questo considerato il giorno di San Gennaro. Il sangue del martire fu raccolto dai fedeli in alcune ampolle e il corpo seppellito nei pressi di Agnano, poco distante da Pozzuoli.
Qui, nel luogo in cui San Gennaro subì il martirio, venne eretta una basilica a lui dedicata, distrutta durante l’eruzione della Solfatara del 1198, e ricostruita più volte fino alla versione del 1584, quando le venne affiancato il convento dei Frati Minori Cappuccini. Della primitiva Basilica resta solo l’ex altare, ovvero la pietra sulla quale San Gennaro sarebbe stato decapitato, oggi custodita in un’apposita cappella.
Luogo di culto e pellegrinaggio, l’edificio alla Solfatara venne ulteriormente ampliato nel 1700, ma subì danni a causa di un grande incendio e dei frequenti terremoti. Da febbraio del 1945 il santuario è stato elevato a parrocchia e intitolato a San Gennaro vescovo e martire e ai Santi Festo e Desiderio martiri. Nella cappella destra dell’unica navata della chiesa del Santuario di San Gennaro a Pozzuoli sono custoditi la pietra su cui venne decapitato e busto del Santo risalente al XII secolo d.C.
La leggenda narra che durante l’epidemia di peste del 1656, con tantissime vittime a Pozzuoli, il busto venne portato in processione dal Santuario fino all’anfiteatro Flavio. Mentre il corteo procedeva sul collo del Santo sarebbe emersa una macchia giallastra che divenne sempre più grande ed evidente. Una volta che il busto giunse all’Anfiteatro, la macchia era divenuta un enorme bubbone, tipico sintomo della peste.
Davanti agli occhi attoniti dei presenti il bubbone si ruppe, diffondendo un forte odore di bruciato, e sul busto rimase solo la macchia, ancora oggi visibile a chi si reca nel Santuario di San Gennaro. Da allora la peste se ne andò da Pozzuoli. Il busto di San Gennaro però subì un atto vandalico da parte dei pirati saraceni, che gli staccarono il naso con un colpo di scimitarra.
Vani risultarono i tentativi di restaurare la statua, poiché ogni nuovo naso cadeva, finché alcuni pescatori non ritrovarono in mare quello originale che, portato nei pressi del busto, volò a riposizionarsi miracolosamente sul volto del Santo.
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