Programma Gol in Campania, l’allarme di Assolavoro: “Ingenti risorse dal Ministero ma zero occupati”
Pozzuoli. Centoquarantamila adesioni, zero occupati e misure di inserimento lavorativo e formativo che tardano ad avviarsi, nonostante le ingenti risorse messe a disposizione dal Ministero a valere sui fondi comunitari.
È il quadro che esce fuori da un primo bilancio del Programma Gol in Campania, azione di riforma prevista dal Pnrr per riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro e che dispone risorse pari a 4,4 miliardi di euro.
A delinearlo è stato Agostino Di Maio, direttore generale di Assolavoro (Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro) durante il convegno “Il mercato del lavoro che cambia” organizzato da Gesfor a Pozzuoli.
Di Maio, durante il suo intervento, ha parlato del progetto coordinato da Anpal evidenziando, tra le criticità, anche la mancanza di contatti tra le regioni dove alto è il tasso di disoccupazione ed Assolavoro, che tramite le Agenzie associate ed in ottica di efficientamento del sistema cooperativo pubblico-privato, dovrebbe facilitare l’inserimento degli utenti nel mercato del lavoro, anche tramite processi di formazione.
In un aforisma Di Maio paragona la situazione attuale del mercato del lavoro ad una sorta di “emergenza sanitaria, come se i fondi del Pnrr avessero consentito di costruire un grande ospedale per i tanti malati (lavoratori), con la burocrazia che non consentirebbe di prenderli rapidamente in carico per curarli, rischiando così una nuova emergenza sanitaria.”
La platea dei soggetti destinatari della misura Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) è molto ampia, basti pensare a quelli con ammortizzatori sociali o altri sostegni al reddito, lavoratori fragili (giovani, donne con particolari situazioni di svantaggio, persone con disabilità, over 55).
Working poor, persone disoccupate senza sostegni al reddito e molti altri (anche per la recente riforma del reddito di cittadinanza), che tramite la nuova forma di politica attiva potrebbe migliorare la propria condizione lavorativa con ricadute positive in termini di benessere sociale.
C’è ottimismo, invece, sul nuovo Decreto Lavoro 2023 come ha sottolineato Fabio Triunfo, presidente dell’ordine dei consulenti del lavoro che ha spiegato:
“Abbiamo aspettative positive perché dopo molti anni è stato realizzato da un tecnico ed a nostro avviso è più pratico e concreto rispetto ai tanti decreti che si sono succeduti. Il post pandemia e la recente spirale inflazionistica hanno cambiato la struttura modificando gli scenari. Le misure che possono avere un impatto determinante sono la riforma del contratto a tempo determinato e la revisione del reddito di inclusione che è legato all’ex reddito di cittadinanza”.
Interventi, ma anche metodologie che mutano nell’era post-covid, come l’introduzione dello smart working. Così Eraldo Turi, presidente dell’ordine dei commercialisti di Napoli:
“L’83% dei lavoratori lo preferisce nella maniera più assoluta e noi dobbiamo continuare su questa strada visto che con la pandemia è cambiato anche il mondo del lavoro”.