AttualitàBacoliComuni FlegreiMonte di ProcidaPozzuoliPrimo PianoQuarto

Nuovo studio sull’origine del bradisismo: sotto la caldera una roccia alta mezzo chilometro 

Al di sotto della caldera dei Campi Flegrei, a circa due chilometri di profondità, c’è una roccia alta oltre 500 metri con un diametro di circa 5 chilometri: questa sarebbe all’origine del bradisismo e la causa principale del sollevamento del suolo

A rivelarlo è una ricerca realizzata da un team di esperti dell’Università di Bologna e dell’Ingv, e pubblicata sul Journal of Volcanology and Geothermal Research con il titolo “The effects of hot and pressurized fluid flow across a brittle layer on the recent seismicity and deformation in the Campi Flegrei caldera (Italy)”.

Gli autori sono Massimo Nespoli, Maria Elina Belardinelli e Maurizio Bonafede del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell’Università di Bologna, insieme a Anna Tramelli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Osservatorio Vesuviano.

Gli esperti dunque escludono che ci sia una risalita di magma o almeno lo ritengono secondario nel quadro complessivo dell’attuale fenomeno del bradisismo. “Questo tipo di deformazione era già nota per aver fatto sollevare il suolo nella zona dei Campi Flegrei tra il 1982 e il 1984″, ha dichiarato Massimo Nespoli, scienziato del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell’Università di Bologna e primo firmatario della ricerca

I risultati dello studio mostrano come le serie temporali di sollevamento del suolo osservate negli ultimi 18 anni possano essere riprodotte assumendo la riattivazione di quella stessa sorgente deformativa, localizzata a circa 2 chilometri di profondità“, aggiunge Nespoli.

In queste fasi di sollevamento – suggeriscono gli esperti – il ruolo del movimento del magma sarebbe dunque secondario rispetto a quello di fluidi caldi e pressurizzati che si muovono nelle rocce del sistema idrotermale della caldera.

Anche se il ruolo del magna non può essere escluso – dichiara Nespolii dati ottenuti attraverso la modellazione fisica di questa sorgente di deformazione, legata all’arrivo di fluidi caldi e pressurizzati, permettono di spiegare in maniera efficace sia la velocità di sollevamento che l’andamento della sismicità, senza il bisogno di ricorrere alla risalita di magma negli strati superficiali della caldera”

La ricerca smentisce, dunque, le conclusioni a cui è giunta la Commissione Grandi Rischi che aveva indicato nella risalita del magma il progressivo sollevamento del suolo. La caldera dei Campi Flegrei è una delle zone vulcaniche più densamente abitate al mondo, coinvolta dall’attività vulcanica almeno da 47mila anni con due eruzioni principali avvenute 39mila e 15mila anni fa, e l’ultima avvenuta nel 1538.

Dal secolo scorso la caldera ha poi subito diversi episodi di sollevamento e abbassamento del terreno, noti come bradisismo. Negli ultimi decenni ci sono state due importanti fasi di sollevamento del suolo: tra il 1969 e il 1972 e tra il 1982 e il 1984. Durante quest’ultima crisi bradisismica, il sollevamento massimo del suolo – misurato a Pozzuoli – fu di quasi 1,8 metri e fu accompagnato da più di 16 mila terremoti di bassa magnitudo.

Dopo il 1984, la caldera dei Campi Flegrei ha vissuto una fase di subsidenza durata vent’anni, interrotta da piccoli e brevi episodi di sollevamento. Fino al 2000, quando il tasso di abbassamento si è leggermente invertito. Mentre dal 2005 è iniziata una nuova fase di sollevamento del suolo, con un progressivo aumento del tasso di sismicità, soprattutto al di sotto del cratere Solfatara: un’area a circa 3 chilometri dal centro di Pozzuoli, nota per le sue fumarole, emissioni gassose ad alta temperatura.

Per indagare le cause della fase attuale, il team di esperti ha realizzato un confronto con degli eventi avvenuti tra il 1982 e il 1984. Le nuove analisi realizzate dagli studiosi hanno mostrato ora che la riattivazione di quella stessa sorgente deformativa, ossia l’enorme roccia sottostante, potrebbe spiegare anche i fenomeni di sollevamento del suolo che si sono osservati negli ultimi anni.

La presenza di questa sorgente deformativa era stata evidenziata in passato da studi di tomografia sismica: un’ulteriore conferma giunge ora dall’osservazione di una veloce variazione del rapporto tra la quantità di sismi di magnitudo ridotta e i di terremoti con magnitudo elevata”, afferma Nespoli.

Il basso valore di questo parametro all’interno della sorgente deformativa – conclude l’esperto – è infatti coerente con il fatto che i terremoti con maggior magnitudo siano principalmente favoriti e indotti all’interno e nelle vicinanze dalla stessa sorgente di deformazione responsabile del sollevamento del suolo”. 

ADV ADV

Articoli Recenti

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock Rilevato

Il sito si sostiene attraverso le pubblicità. Per favore, considera di disattivare l'Adblock per consentirci di continuare a fornire contenuti gratuitamente.