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Bradisismo, il vulcanologo Luongo: “Scenario apocalittico di cui tener conto”

Il vulcanologo Giuseppe Luongo, ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, torna a parlare di bradisismo e sui social lancia una sua ipotesi riguardo l’attuale situazione bradismica, tra scosse continue e sollevamento del suolo. Ma l’esperto parte da una critica alle istituzioni, affermando: 

“Non sono mai riuscito a colloquiare con il Sindaco della mia città sulla pericolosità dell’area flegrea nella crisi attuale né sono riuscito ad avere un incontro con il Direttore dell’Osservatorio Vesuviano per offrirgli il mio contributo di esperienze delle passate due crisi del 1970-72 e 1982-84”.

E annuncia Luongo: “Siamo giunti ad un punto che potrebbe diventare critico, ma non avendo elementi e possibilità di verificare un’ipotesi che sviluppo qui di seguito, invito i responsabili del monitoraggio a riflettere sul modello proposto da Carrigan C.R. nel 1999”. 

Si tratta di un “interessante confronto tra una frattura che si propagava da una camera magmatica verso la superficie riempita di magma e una seconda frattura che si dipartiva dalla stessa camera magmatica riempita di gas. Nella prima frattura la pressione nell’estremità superiore della frattura il magma aveva una pressione uguale a quella litostatica delle rocce di copertura. 

Nella seconda frattura all’estremità superiore i gas avevano la pressione di quella del magma della camera magmatica. Se utilizziamo questo modello ai Campi Flegrei e ipotizziamo che la camera magmatica sia a 6 km di profondità e la punta della frattura a 3 km di profondità, in quest’ultima la pressione ha un valore doppio di quello litostatico delle rocce di copertura”.

Per il noto vulcanologo questo scenario “non solo giustificherebbe il sollevamento, la sismicità e la continua emissione di fluidi in superficie per la pressione elevata al vertice della frattura, ma indicherebbe uno stato potenzialmente critico per un’eruzione da freatica a freatomagmatica, nel caso che un sisma di magnitudo di elevata energia, pari ai valori già sperimentati, generi nei pressi della sorgente una frattura perché possa propagarsi verso la superficie con l’improvvisa espansione del gas e la forte depressione che farebbe migrare il magma dalla sorgente profonda”.

In conclusione: “Uno scenario apocalittico, che proprio perché improbabile va tenuto in debito conto, in quanto manca l’esperienza dello scenario di precursori che potrebbe accompagnare il fenomeno”.

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