Bradisismo, il vulcanologo Luongo: “Investigare sull’improbabile. Occorre un bollettino di monitoraggio quotidiano”
Sull’attuale fase bradisismica, significativa e intensa, che si divide tra momenti più acuti e fasi di “silenzio”, è intervenuto nuovamente il professor Giuseppe Luogo, ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, con un lungo post social che inizia con “Bradisismo, non è una pratica per burocrati”.
Il vulcanologo Luongo parla della correlazione tra sismicità e sollevamento del suolo, specificando che: “Questa fase del bradisismo durante la quale un’attività sismica significativa, avvertita spesso in una vasta area comprendente la città di Napoli e seguita da silenzio sismico, suscita in chi vive in questo territorio un senso di attesa, quasi un’ansia. A ciò si aggiunge la diffusa conoscenza che la sismicità sia associata al sollevamento del suolo, in particolare alla sua velocità, e almanacca sulla diminuzione della velocità durante i silenzi sismici, ma non conoscendo in queste fasi di “calma sismica” il valore del sollevamento, ipotizza che lo sforzo si stia accumulando nelle rocce, preparando un evento di magnitudo elevata”.
Non manca una stoccata alle istituzioni: “A tutto ciò si accompagna il silenzio delle strutture di Protezione Civile. Infatti, mancano comunicati contenenti ipotesi sullo sviluppo del fenomeno nel breve termine, limitando gli interventi alla descrizione di ciò che è registrato dalla rete di monitoraggio multiparametrico. Non si chiedono previsioni ma ipotesi sull’evoluzione del fenomeno nel breve termine, attraverso i dati registrati”.
“Sarebbe interessante – continua Luongo – sapere se i responsabili del monitoraggio ritengano necessario il suo potenziamento o realizzare ricerche in settori ancora poco sviluppati, al fine di accrescere la conoscenza dei processi che generano il bradisismo. In anni recenti in diverse aree vulcaniche, degli USA, del Giappone, in Islanda, si sono attivate ricerche sui vulcani attivi con perforazioni profonde”.
“L’INGV aveva avviato a Bagnoli una perforazione con gli obiettivi di conoscere più approfonditamente la storia eruttiva dell’area flegrea e monitorare la sua dinamica avvicinando i sensori alla sorgente in profondità. Terminata la fase preliminare del progetto, lo stesso è stato definitivamente chiuso”.
“La ricerca in questo settore ha protagonisti capaci, ma poco coraggiosi a proporre progetti altamente impegnativi e ricchi di incertezze sul buon esito, temendo il fallimento o incapaci di realizzare gruppi di ricerca di adeguate dimensioni e competenze. Si preferisce operare sul sicuro, ma se si studiano i fenomeni probabili, come avviene con il monitoraggio, la conoscenza non avanza, in quanto si fa ricerca su ciò che è codificato da un modello, mentre bisogna investigare sull’improbabile”.
Infine il prof. Luogo fa una riflessione sul monitoraggio: “L’informazione sullo stato del vulcano con comunicati del Centro di monitoraggio al Dipartimento della Protezione Civile delle sequenze sismiche che si succedono e dei Bollettini settimanali e mensili avevano la funzione di tenere aggiornato il Dipartimento sull’attività del vulcano. Il Bollettino settimanale è diffuso due giorni dopo il periodo illustrato, quello mensile sette giorni dopo la fine del mese.
“Questi tempi, accettabili nella fase di bassa attività e in silenzio sismico (sismicità non avvertibile), non lo sono in una fase di crisi intensa. Non è comprensibile questo comportamento della Protezione Civile, occorre che la struttura alla quale è affidato il monitoraggio fornisca quotidianamente un comunicato sullo stato del vulcano con i dati acquisiti utili alla popolazione: velocità del moto del suolo, sismicità, concentrazione dei gas magmatici nelle fumarole e quanto altro possa essere utile per un quadro esauriente dello stato del vulcano e della sua pericolosità. Una popolazione informata è una popolazione che collabora con la Protezione Civile”.
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